
Historia real de un niño afgano que no pertenece a la etnia mayoritaria –es un hazara– y su familia vive amenazada por los talibanes. Por su bien, su madre lo lleva a Pakistán para alejarle de los que mataron a su padre y lo abandona allí. Desde allí comienza su largo viaje, lleno de aventuras, trabajo y peligros –incluidas dos deportaciones a Afganistán–, que acaba en Turín, después de seis años. El tono del libro es eminentemente positivo donde la lucha por la supervivencia y por una vida digna está narrada con una gran sencillez, a pesar de las adversidades increíbles con las que se encuentra el protagonista. Cuesta creer que pueda salir adelante en situaciones tan dramáticas y que pueda hacerlo con tanta rectitud moral. En breves líneas, se refiere la broma pesada de sus amigos, que le lleva a entrar en un burdel –y a salir corriendo– pensando que es un ambulatorio médico.
J.H.-R.L. (España, 2014)
Lo scrittore piemontese Fabio Geda racconta in prima persona la vera storia del giovane protagonista, che ripercorre le tappe della sua odissea, da un piccolo villaggio afghano all’Italia. Nascere in Afghanistan è preludio a un’esistenza difficile. Nascere hazara equivale a una vera e propria condanna. Sin dall’infanzia Enaiatollah sconta sulla sua pelle le discriminazioni riservate a quelli come lui, che, naso piatto e occhi a mandorla, appartengono a un’etnia minoritaria tenacemente osteggiata dalla maggioranza pashtun. La sua famiglia è minacciata e il padre costretto a lavorare per i trafficanti afgani fino al tragico incidente che gli costa la vita. I talebani chiudono con la violenza la sua scuola trucidando un coraggioso insegnante davanti ai suoi occhi. Per questo, quando compie dieci anni, la madre lo porta a Quetta, in Pakistan, nella convinzione che un futuro incerto in un nuovo paese sia meglio di un destino già segnato in patria. Enaiatollah è solo, per la prima volta lontano da casa, in un paese molto pericoloso. Con un’intraprendenza e una forza d’animo che è per noi difficile immaginare in un bambino della sua età, riesce a sopravvivere procurandosi lavoretti di fortuna.
Quando la situazione diventa insostenibile fugge in Iran e lavora tra i clandestini nei cantieri edili e nelle cave di pietra. Da qui raggiunge la Turchia, con una marcia estenuante attraverso impervi valichi montuosi, e Istanbul, nascosto nel doppio fondo di un camion, una vera e propria tomba in movimento dove tocca la morte con mano. Poi una rocambolesca traversata in gommone fino alle coste greche e da lì, un po’ per caso un po’ per fortuna, in Italia. Per anni la vita di Enaiatollah è una fuga continua tra poliziotti corrotti e violenti e trafficanti di uomini senza scrupoli. Ma anche in questo desolante panorama fanno la loro consolatoria apparizione la compassione e la solidarietà. Hanno il volto di un’amorevole vecchina greca, di un generoso ragazzo veneziano, di un’accogliente famiglia piemontese. I loro gesti di gratuita umanità dimostrano che non tutto è perduto, che è ancora possibile restituire la speranza a un’esistenza troppe volte ferita e umiliata.
"Nel mare ci sono i coccodrilli" è un libro che emoziona e commuove, ma fa anche sorridere. Nonostante la drammaticità dei fatti raccontati, mantiene sempre un tono lieve e pacato, con un pizzico di ironia, da cui traspare l’ottimismo che è la grande forza del protagonista.
G.B. (2010)